
La storia del Collegio S. Isidoro inizia con frate Luca Wadding.
Nato a Waterford (Irlanda) nel 1588, Luca Wadding fu costretto a recarsi all’estero per ricevere un’educazione cattolica a causa delle persecuzioni religiose che i Cattolici subivano allora in Irlanda.
Si recò quindi a Lisbona dove entrò nell’Ordine Francescano. Uno dei suoi principali obiettivi fin dagli inizi fu quello di contrastare coloro che accusavano l’Ordine, ed il suo fondatore, di opporsi alla cultura e all’erudizione.
Wadding acquistò fama come teologo tanto da essere scelto dal re di Spagna come consigliere teologico per la delegazione mandata a Roma da Paolo V con la petizione per la definizione del dogma della Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.
Al suo arrivo a Roma nel 1618, egli capì che lì poco si conosceva dell’Irlanda e delle dure persecuzioni subite dalla sua popolazione. A causa del suo amore per la semplicità, gli fu permesso di non alloggiare presso la magnifica Ambasciata Spagnola ma di vivere nel piccolo convento francescano di San Pietro in Montorio sul Gianicolo, non lontano da Villa Spada, ora sede dell’Ambasciata di Irlanda.
Il Ministro Generale dei Francescani chiese a Wadding di assumersi la responsabilità a Roma di una piccola chiesa incompiuta, e dell’annesso convento, dedicato a Sant’Isidoro di Madrid, patrono dell’agricoltura, recentemente canonizzato. Nonostante l’edificio fosse pesantemente indebitato, Wadding acconsentì. In questo luogo, egli fondò uno studentato per i Francescani Irlandesi. Con l’aiuto di alcuni benefattori – fra cui i pontefici in carica durante questo periodo, molti cardinali, principi e ambasciatori – frate Luca ristrutturò e allargò l’edificio esistente e completò la costruzione della chiesa. In seguito a ciò, il pontefice Urabano VIII con una bolla del 1625 sancì la fondazione di S. Isidoro dei Francescani Irlandesi come centro di raccoglimento e di studi sotto il rettorato di Wadding.

Sant’Isidoro fu assunto come patrono e San Patrizio come co-patrono. A Sant’Isidoro, fin dall’inizio, Wadding si dedicò agli studi e iniziò a costituire una grande biblioteca, che vantava un pregevole patrimonio di libri e di manoscritti anche precedenti al 1400.
Da allora – se si escludono due brevi periodi durante l’occupazione napoleonica, e inoltre solo parzialmente – gli irlandesi non hanno mai ceduto la gestione di Sant’Isidoro. Durante gli anni dell’occupazione francese, il padre Guardiano, James MacCormack, salvò la biblioteca e l’archivio. Per un breve periodo, gli edifici del Collegio furono occupati da un pittore tedesco, Overbeck, e dalla scuola di pittura, chiamata dei Nazareni. Questa è la ragione per cui la strada dove sorge il Collegio si chiama Via degli Artisti. Lungo la stessa via si trovano Sant’Isidoro e, anche prima, l’originale Collegio Irlandese (o Ludovisi), anch’esso fondato da Wadding per i seminaristi del clero secolare.
Luke Wadding fu rettore a Sant’Isidoro per 30 anni. Durante questo periodo, oltre ad aver fondato il Collegio Irlandese per il clero secolare a Roma, giocò un ruolo importante nella Controriforma che aveva preso il via con il Concilio di Trento e che fu messa in pratica da papa Pio V. La fama di Wadding come scrittore si fonda sulla sua edizione delle opere di Duns Scoto, filosofo medievale di Oxford e difensore della dottrina dell’Immacolata Concezione, definito come dogma di fede nel 1854 da Pio IX. Ma il suo più grande successo letterario furono gli Annales Ordinis Minorum, una storia dell’Ordine Francescano a partire dalle sue origini. Wadding morì prima di finire la sua opera che fu continuata da altri.
Egli diede molto alla causa irlandese a Roma. Si deve alla sua influenza se la festa di San Patrizio fu inclusa nel calendario liturgico universale della Chiesa.
Inoltre Wadding ha anche pubblicato una edizione completa e annotata degli scritti di San Francesco d’Assisi, opera pionieristica spesso citata da studenti e studiosi di Storia e di Spiritualità francescana. Ispirato dal suo fondatore, il Collegio Sant’Isidoro andò ben oltre il suo scopo originario. Non solo divenne luogo di ritrovo per i nazionalisti irlandesi in esilio a Roma, incluso il gruppo di esuli riuniti intorno a Wadding, ma anche polo di insegnamento e cultura, e centro di attività missionaria conosciuta in tutta Europa.

Il fine principale del Collegio Sant’Isidoro non fu mai dimenticato: la formazione di frati missionari per mantenere via la fede in patria. In molti sacrificarono la propria vita per questo ideale, fra i quali: Dermot (Francis) O’Sullivan da Kerry, Patrick Fleming (che trovò una morte violenta a Praga), Eugene O’Cahan da Clare, Thaddeus (Bonaventura) O’Carrighy, Denis O’Nelan da Clare e Richard Synnot (che trovò una morte violenta a Wexford).
Questi giovani francescani tornarono in Irlanda in incognito, vivendo in condizioni di estremo disagio, a volte in caverne, patendo la fame e il freddo.
Il principe Carlo Eduardo Stuart, Bonnie Prince Charley, il giovane pretendente in esilio, ebbe strette relazioni con i Francescani di S. Isidoro. Egli ricevette l’Estremo Unzione dal rettore Fr Michael McCormack nell’anno 1788.
Durante il XIX Secolo, S. Isidoro inviò numerosi missionari Terranova, Nord America, Australia e altrove. Molti di questi sono diventati vescovi nelle rispettive diocesi.
Insieme con le altre comunità irlandesi di Roma, Sant’Isidoro sfuggì alla soppressione e distruzione durante le due Guerre Mondiali. Rimane oggi uno degli esempi meglio conservati di architettura del 17 secolo del suo genere a Roma. Un piccolo chiostro ricorda ancora l’originale fondazione spagnola.

Uno più grande, costruito da Wadding, è interamente decorato con affreschi dell’artista francescano Giovanni Antonio Sguary da Padova.
Nell’Aula Magna, sotto un affresco raffigurante Luca Wadding con i suoi primi compagni, si trova un’iscrizione che commemora la visita del Cardinale Corsini in occasione della festa di S. Patrizio del 1737, durante la quale fu insediato come Cardinale Protettore del Regno d’Irlanda. L’Aula Magna fu decorata nel 1672 in onore dell’Immaculata Concezione. I dipinti rendono omaggio al beato Duns Scoto e a San Bonaventura, i quali, come S. Tommaso d’Aquino, pensavano che la dottrina dell’Immacolata Concezione, per quanto vera e sempre creduta, non potesse essere dimostrata.
Entrando nella Chiesa, dalla parte opposta all’ingresso principale si trovano le raffigurazioni di S. Patrizio e Santa Brigida, patroni di Irlanda. Sopra questi dipinti si trovano delle copie di inscrizioni dell’ottavo secolo in antico irlandese tratte dal Martirologio di Aengus, il Culdee (Céile Dé, amicus Dei).

La chiesa al suo interno custodisce diversi notevoli dipinti, il migliore dei quali è di Carlo Maratta (1663). In particolare è nota la sua Immacolata Concezione, contenuta in una cornice di rose scolpita dal Bernini, sostenuta da cherubini in marmo. La pala dell’altare maggiore raffigurante Sant’Isidoro Agricoltore è opera di Andrea Sacchi. “S. Patrizio che predica ai rettili d’Irlanda bandendoli dall’isola” è opera di un maestro decoratore del 18 secolo.

Le spoglie mortali di molti patrioti e studiosi, che furono esiliati a cause del loro credo religioso, sono sepolti nella cripta sotto la chiesa. Per tre secoli quella di Sant’Isidoro fu la cripta dell’Irlanda a Roma. I loro nomi sono registrati sulle tombe e sulle pietre del pavimento. Il Cardinale Corsini è qui e anche Lucca Wadding stesso; e ancora James Mac Cormack e, fra altri, Aodh Mac Aingil (Hugh McCaughwell) conosciuto dagli studiosi e dagli esperti come il teologo più rilevante dell’Irlanda del tempo. Mac Aingil insegnò filosofia e teologia per quattordici anni al Collegio S. Antonio di Lovanio, e fu consacrato Arcivescovo di Armagh, ma morì a Roma nel 1626 prima di partire per insediarsi nella sua sede.

Sul lato opposto all’altare di S.Francesco, si trova l’effige di Octavia Catherine Bryan, una ragazza irlandese di 18 anni, che fu colta da una febbre e morì a Roma nel 1846. Era la figlia del Colonnello George Bryan, uomo di primo piano nel movimento per l’emancipazione dei Cattolici. John Henry Newman, il futuro cardinale e santo canonizzato che era ancora diacono e studente, da poco convertitosi dall’Anglicanesimo, fu chiamato a tenere il suo primo sermone da cattolico proprio in occasione del funerale della figlia del Colonnello Bryan. Fu egli stesso a registrare questo evento nel suo diario. Newman è stato canonizzato il 13 ottobre 2019.
Sotto il portone ad un’estremità del portico, si trova l’iscrizione con il famoso detto di S. Patrizio che ingiunge obbedienza alla Santa Seda, conosciuto principalmente per la sua ultima riga nella quale si ammonisce che per essere cristiani bisogna perciò essere romani.
SI QUAE DIFFICILES QUAESTIONES IN HAC INSULA
ORIANTUR AD SEDEM APOSTOLICAM REFERANTUR
UT CHRISTIANI ITA ET ROMANI SITIS

Da quando i frati sono venuti a Sant’Isidoro nel 1625, tre membri della comunità sono stati canonizzati o beatificati:
- San Umile da Bisignano, Italia, morto nel 1637;
- Beato Bonaventura da Barcellona, in Spagna, morto nel 1684;
- Beato Charles Meehan, Irlanda, che fu martirizzato per la fede nel Galles del Nord in 1679.